martedì 3 dicembre 2019

[ita only] Art and Fashion Interview: Atelier Papy Moustache

Bonsoir my dear Victorians!

Ogni volta che decido di riprendere in mano il blog succedono sempre mille cose e passa più di un anno dalla volta precedente! Quest'oggi, vi propongo l'intervista che ho avuto il piacere di realizzare con la gentile collaborazione di due mie carissime conoscenze, performers di burlesque/boylesque e promettenti astri nascenti della moda. Perché sì, se mi seguite dagli albori vi ricorderete che questo blog un tempo parlava anche di mode, specialmente alternative, un po' glamour, un po' vintage ed eclettiche, ed è per questo motivo che, con un pochino di orgoglio ed emozione, vi presento l'intervista ad Atelier Papy Moustache!


Buongiorno ragazzi, noi ci conosciamo già da qualche anno, ma per chi ci leggesse per la prima volta potete presentarvi?

Ciao a tutti, siamo Ylenia e Steve, due fashion designers e performers burlesque/boylesque di Milano.

Ylenia, Steve, siete nell'ambiente burlesque/boylesque da diversi anni. Secondo voi cosa è cambiato negli anni e quali sono le caratteristiche che vi piacciono di più di questa forma d'arte? Cosa vi dà la grinta per creare ogni volta uno spettacolo differente?

Ylenia: quello che personalmente amo di più del burlesque è il recupero di una femminilità ed una grazia ormai perdute nella quotidianità, l’erotismo inscenato con sottile ironia e quel tocco di eleganza che lo rende prezioso, mai volgare. E la democrazia estetica di questo filone artistico, che dimostra in maniera opposta ad altre forme d’arte,  come ogni tipo di fisicità e personalità possano essere efficaci e strepitose, se vissuta con consapevolezza e disinvoltura. In più, per quel che riguarda il mio lavoro in senso stretto, è un tipo di spettacolo che mi dà la possibilità di unire tutte le mie passioni, per gli abiti, per la recitazione, la musica e la danza,  in una sola volta e di dare voce alle mille donne diverse che vivono in me.
Negli anni il burlesque si è sicuramente  fatto conoscere ad un pubblico più vasto, uscendo dalla piccola nicchia in cui risiedeva, specie in italia in cui ha un passato ed una storia abbastanza recenti  rispetto alle realtà di altri paesi, come Gran Bretagna ed America, ma non è ancora riuscito a crearsi il suo posto effettivo all’interno delle variegate possibilità che il mondo dello spettacolo offre. E’ diventato si più conosciuto, ma allo stesso tempo si è un po’ troppo commercializzato, facendo abbassare nettamente il livello e la qualità degli spettacoli. Si è creata una sorta di quasi falsa credenza per cui è un tipo di spettacolo facile, in cui chiunque può cimentarsi, cosa sbagliatissima in quanto non può essere lasciato all’approssimazione, richiede una seria e profonda preparazione ed assoluta dedizione, tanto quanto altre forme d’arte.
Quello che mi dà l’energia per continuare a preparare nuovi numeri è l’impulso creativo irrefrenabile che ho da sempre e a cui devo inesorabilmente dare sfogo, veicolandolo in più modi possibili, pena la pazzia hahahahaha!

Steve: negli anni scorsi il burlesque è diventato un vero e proprio fenomeno mediatico, se ne parlava ovunque, persino in politica..non c’era luogo in cui non si vedessero spettacoli di questo tipo né persona che non vi fosse in qualche modo collegata, se non direttamente, con qualche amica, fidanzata, vicina di casa, zia, nonna…tutti facevano burlesque. Poi col tempo la moda è passata e finalmente stanno rimanendo a galla solo i professionisti, o almeno quasi.
Quello che mi piace di più di questa forma d’arte è l’atmosfera del backstage, l’emozione, la tensione, l’adrenalina, i problemi dell’ultimo secondo, la solidarietà fra colleghi, tutto quello che c’è dietro le quinte, che è da dove io iniziai anni fa come assistente di scena, insomma il lato più vero ed umano, che a volte esula totalmente da quello che la gente vede dal di fuori e sui social.
Ci si mette veramente a nudo! Hahahahaha!
Mi piace divertire il pubblico quindi, quello che mi dà sempre la spinta nel momento in cui creo un nuovo numero, è l’idea di base che ad un mio spettacolo le persone devono  dimenticare i problemi e le magagne quotidiane, piegandosi in due dalle risate, l’ironia è il sale della vita!

Quando vi esibite da cosa traete maggiormente ispirazione? Avete delle icone, epoche, personaggi di riferimento ai quali siete più affezionati?

Y: io amo l’arte in ogni sua forma ed espressione, quello che mi muove maggiormente è senza dubbio la ricerca del bello, che l’idea per uno spettacolo arrivi da un quadro, da un film, da un’opera teatrale, da un elemento della natura o da un romanzo, è sempre il desiderio di portare allo spettatore qualcosa di magico, che possa trascinarlo in un mondo incantato, lontano dalle piccolezze della quotidianità, il mio proposito e, quando mi esibisco, l’intento è far sognare chi guarda. In linea generale mi riferisco all’immaginario decadente e misterioso, al teatro e al cinema dei primi del ‘900; per indole e per gusti personali sono molto più vicina ad un tipo di femminilità e seduzione  sussurrate, algide ed in qualche modo un po’ melodrammatiche, quindi mi ispiro alle icone femminili del primo trentennio del  XX secolo, come Theda Bara, Eleonora  Duse, Marlene Dietrich, Louise Brooks o Greta Garbo, per citarne alcune, più che alla prorompenza tipica delle pin up.

S: io mi rifaccio maggiormente all’immaginario grottesco del cinema muto, all’esilarante comicità di Buster Keaton, mio incontrastato mito, alla goffaggine di Stanlio ed Ollio ed anche all’atmosfera magica ed allegra del circo antico. I miei personaggi hanno  sempre uno spirito ironico, maldestro, strampalato, goliardico ed a tratti irriverente, ma assolutamente mai volgare. Dentro di me sogno di essere un piccolo Georges Méliès, in quanto costruisco da solo i marchingegni, ergo oggetti di scena, per i miei spettacoli, con l’intento di rendere ancora più suggestive e sorprendenti le mie esibizioni.

Vi capita di fare dei "riti scaramantici" pre-palcoscenico? Avete qualche portafortuna?

Y: non mi esibisco mai senza indossare anche il profumo, che non è sempre lo stesso in quanto amo diverse fragranze, questo non è un rito scaramantico vero e proprio ma, diciamo che mi fa sentire più completa e perfettamente pronta per la mia esibizione, lo considero come un ulteriore, irrinunciabile accessorio di scena.

S: io devo sempre bere un buon calice di vino rosso, questa più che scaramanzia è senza dubbio un caro vecchio vizio.

Tra le vostre performance, ne avete una che preferite? Se si, quale e perché?

Y: ogni numero è stato pensato, sentito, concepito e creato venendo alla luce dalle mie visioni, per cui sono ineluttabilmente stretta ad ognuno di essi con estrema forza, tuttavia, sono molto affezionata al mio spettacolo del Pierrot, in quanto è una figura che ha sempre risieduto nel mio immaginario sin da piccola e poiché evoca in me nostalgie e tenerezze dell’infanzia, forse gli sono un po’ più legata che agli altri.

S: "La catastrophe de l’homme canon” che narra le vicende di un presentatore del circo pasticcione, in quanto è stato il primo vero numero con cui ho esordito come performer boylesque e che riscuote sempre un gran successo quando lo porto in scena.

Entrambi, oltre che dei professionisti, mi siete sempre sembrati degli "artisti alla ricerca del bello" , un po' come gli artisti vittoriani che amiamo tanto. Vi sentite affini a questa definizione? Vi è mai capitato di sentirvi "nati nell'epoca sbagliata"?

Y: la ricerca del bello è il mio fine principale, in tutto, come performer, come stilista e soprattutto come persona, non si tratta della bellezza solo in senso estetico, mi riferisco a qualcosa di più profondo, qualcosa di legato allo stato mentale, comportamentale e relazionale;  mi sono sentita spesso nell’epoca sbagliata, per il fatto che manca, nell’era moderna, proprio quel gusto per il bello inteso come l’eleganza dei modi, la grazia, il garbo, l’educazione nei rapporti interpersonali;  è tutto ormai terribilmente volgare, grossolano ed irrispettoso nei confronti del prossimo. E non sono gli eccessi  né la modernità di per sé il problema, il progresso ha tanti risvolti positivi, il punto è che l’essere umano ha la capacità di involvere, se non adeguatamente stimolato, sta a noi che facciamo mestieri a contatto col pubblico, a noi che abbiamo a che fare con la creatività e l’immagine, la responsabilità di cercare di passare dei messaggi  di un certo tipo e di far apprezzare, nonché rieducare le persone, al riappropriarsi dello stile e della raffinatezza, in primis quella mentale.

S: mi associo ad Ylenia in tutto ed aggiungo che gli uomini in passato curavano molto il loro aspetto ed avevano sicuramente più riguardo e modi più gentili nei confronti delle donne, dovremmo tutti recuperare il gusto per la cura di noi stessi e la galanteria, sciatto e maleducato non sono sinonimo di virilità!

Come performer, realizzate anche i vostri costumi di scena, una passione ed un lavoro che vi ha portato ad aprire dallo scorso Settembre le porte del vostro brand. Potete parlarci di come è nato "Atelier Papy Moustache"? A che target di pubblico si rivolge principalmente?

Atelier Papy Moustache è frutto della collaborazione delle nostre competenze nell’ambito della moda, abbiamo studiato entrambi da fashion designer, produciamo abiti ed accessori, copricapi e spille, interamente fatti a mano, nello specifico io (Ylenia) mi occupo della realizzazione del figurino e del disegno tecnico, Steve dei passaggi successivi, partendo dal cartamodello, per finire con la confezione.
L’idea di creare un nostro brand indipendente è nata dall’esigenza di entrambi di cercare di riportare, in maniera più coraggiosa che pretenziosa, uno stile che fosse sofisticato, di alta qualità ma allo stesso tempo brioso ed esuberante. Ci rifacciamo all’eleganza delle linee e degli stili della moda del passato, rinfrescati però dal nostro vento creativo, in modo che siano portabili con disinvoltura anche ai giorni nostri. Ci rivolgiamo principalmente ad una clientela femminile, per tutte quelle donne che abbiano voglia di sentirsi speciali e non passare inosservate, indossando qualcosa che le identifichi, senza rinunciare all’eleganza ma sempre con un tocco di originalità.

Potete darci una piccolissima anticipazione di qualche capo/accessorio a cui state lavorando in questo momento?

Stiamo producendo una collezione di abiti ispirata alle epoche vittoriana ed edoardiana, ma con un tocco di modernità, per poter essere indossati tranquillamente anche ai giorni nostri; attualmente alcuni dei nostri copricapi sono in vendita presso due negozi a Milano, The Cloister Concept Store ed Hangover Vintage Shop.
Il  nostro brand collabora con la consulente di stile e ricercatrice, esperta di capi vintage originali, Stefania Trovato,  per ricreare lo stile adatto ad ogni occasione, offrendo anche servizio di consulenza per poter guidare il cliente al meglio, nella scelta dell’outfit perfetto, in vendita o a noleggio.
Inoltre stiamo lavorando a degli accessori  per un’importante fiera di settore, su cui non possiamo però ancora svelare nulla, per sapere di più potete seguirci sui nostri social.

Prendendo spunto anche dall'arrivo di Dita Von Teese in Italia con il suo Glamonatrix Tour il prossimo Aprile, avete dei consigli per chi, alle prime armi, si volesse avvicinare allo stile vintage o "vintage inspired"?

Per quello che concerne il vintage bisogna fare una grossa distinzione fondamentale: vintage non è tutto quello che si trova di vecchio ed usato nei mercatini o nei negozi second hand, un capo, o un accessorio, si può considerare vintage nel momento in cui ha dei requisiti precisi che sono: avere almeno 25 anni o più, essere di ottima fattura e di alta qualità, essere un capo firmato o sartoriale, ergo lussuoso, il che presuppone un certo valore e quindi relativo costo. Il vintage inspired è sicuramente uno stile meno impegnativo e più alla portata di tutti, in quanto spesso chi compra vintage originale lo fa perché è un estimatore del genere ed ha la possibilità di spendere dei soldi in qualcosa che può indossare praticamente tutti i giorni, per chi invece vuole sentirsi adeguato ma, senza spendere un capitale e soprattutto non ha interesse ad indossare dei capi originali nella quotidianità, può optare per qualcosa di semplicemente ispirato ad un periodo, nelle linee e nei colori, pur essendo un capo di fattura moderna, magari con l’ausilio di accessori, come guanti, borsettine, stole di pelliccia, collane di perle, trucco ed acconciature a tema, per arricchire un semplice abito da sera  da usare  per un’occasione speciale.

Ylenia, tu sei conosciuta on stage come Miss Moon Amour, data la tua esperienza, quali sono secondo te le qualità/caratteristiche che una donna dovrebbe possedere sempre, sia sul palco, sia durante la vita di tutti i giorni?

Una donna non dovrebbe mai dimenticare che deve prima di tutto piacere a sé stessa, sentirsi bene nella sua pelle e cercare di esaltare sempre le sue caratteristiche positive, i suoi punti di forza, al di là degli stereotipi estetici imposti dalle mode. Io sono convinta che non esistano donne brutte o totalmente prive di fascino, solo donne impigrite da un contesto che non dà mai loro la possibilità di esprimersi senza sentirsi continuamente sotto giudizio. Credo che dovrebbero tutte riappropriarsi della propria grazia, della propria femminilità, perché essere belle e sofisticate, nei modi e nell’aspetto, non è sinonimo di fragilità o di  incapacità, né di frivolezza, questo tipo di pensiero ed anni di lotte per l’ottenimento di un posto in società ci hanno mascolinizzato, ci hanno fatto credere che per riuscire nella vita dovessimo prendere tutto il brutto ed il gretto del lato maschile, ma la realtà è che possiamo essere considerate intelligenti, professioniste di successo ed essere  totalmente libere ed emancipate, andare a mostre, disquisire di astrofisica e politica anche muovendoci con eleganza, sui tacchi a spillo, ben pettinate e col rossetto. Non è emulando i maschi ma, iniziando a compiacerci di essere noi stesse, che conquisteremo i palcoscenici ed il  mondo!

In particolare, questa domanda vuole ricollegarsi alla presentazione del tuo prossimo laboratorio dal titolo "Casta Diva" , che terrai domenica 2 Febbraio 2020 a Milano. Ci puoi dire di che cosa si tratta? Serve qualche nozione specifica per partecipare o tutti/e sono benvenuti?

Si tratta di un laboratorio in cui, con l'ausilio della musica classica e la melodia dell'arpa suonata dal vivo dalla musicista Veronica Lo Surdo, riprendendo un immaginario estetico antico, si imparerà a muoversi nello spazio in modo sensuale ed elegante.
Rifacendosi alla gestualità e all'attitudine tipiche della femminilità aggraziata ed eterea degli inizi del XX secolo e ad un tipo di performance misteriosa e sofisticata, ma pur sempre maliziosa e languida.
Verrà spiegato inoltre l'utilizzo del velo, accessorio inconfondibilmente fluttuante e delicato, che in quest'occasione diviene strumento peculiare con cui interagire, per enfatizzare e sottolineare la propria avvenenza e le proprie movenze, in una leggiadra danza. Non servono esperienze pregresse nel campo del burlesque o della danza, solo la voglia prendersi un paio di ore tutte per sé, in cui potersi dedicare alla riscoperta della propria femminilità.

Per informazioni e prenotazioni ricordiamo che bisogna scrivere esclusivamente a:

 Alla mia mail: miss.moon.amour@hotmail.it

A questo link l'evento su Facebook: https://www.facebook.com/events/1232795490226349/

Grazie mille ragazzi per aver partecipato a questa piccola intervista, spero vi siate divertiti e in bocca al lupo per tutti i vostri prossimi appuntamenti, soprattutto per il vostro brand, che potete seguire su:


Per seguire invece Miss Moon Amour:


E Mr.Steve Forchetta:



Colgo l'occasione per fare ancora un enorme ringraziamento ad Ylenia e Steve per aver accettato di partecipare ed invito tutti a seguirli per non perdere nessuna novità! Inoltre, grazie davvero di cuore a chi - nonostante passino gli anni - continua a seguire Sabbia di Luna, che come vedete, ogni tanto risorge come l'araba fenice!
A bientôt!!!



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